Vi ricordate quando io e Alessio abbiamo rilasciato l’intervista a Panorama e siamo stati pesantemente criticati per aver detto la verità e cioè che ci siamo trasferiti a Berlino senza conoscere il tedesco e abbiamo ugualmente trovato lavoro pochi giorni dopo?
Perfetto.
Ho voluto ricreare l’atmosfera per giustificare l’articolo che sto per scrivere.
Eh sì. Perché io accetto e discuto le critiche -se sono sensate- ma non tollero le ingiustizie.
Quindi se all’epoca avete criticato me, perché -a vostro dire- avevo illuso centinaia di italiani, perché -secondo voi- a Berlino il lavoro non si trova, perché voi siete qui da anni e ancora vivete con il sussidio di disoccupazione, perché sicuramente io sono raccomandata o miliardaria o fortunata…allora adesso avete un’altra bella occasione.
Che ne pensate del paradiso delle startup? Di questi italiani che arrivano qui e realizzano il loro sogno?
Pare che sia un argomento molto caldo, di questi tempi.
Perché nessuno dice che questo è il modo DAVVERO giusto di illudere i giovani italiani che in Italia non riescono a fare nulla?
A Berlino è facile fondare una startup, questo è vero. C’è meno burocrazia, ci sono dei finanziamenti, gli affitti costano poco e ci sono anche gli spazi di coworking, che per meno di un centinaio di euro al mese vi offrono un ufficio chediocomanda.
Questa base in Italia non c’è.
A Berlino è più facile fondare una startup = alcuni italiani vengono qui a fondare una startup.
Ok.
Ma perché non andiamo a vedere SE effettivamente queste startup hanno successo? Perché non andiamo OLTRE il semplice annuncio “ho fondato una startup” e andiamo ad esaminare la situazione qualche mese dopo?
E parlo con cognizione di causa, perché in una startup ci ho lavorato e so che il fallimento è sempre potenzialmente dietro l’angolo.
Ma oltre a questo, conosco l’argomento perché ho assistito a vari incontri di italiani startupper di Berlino.
E inizio dicendo una cattiveria -ma fondata: gli startupper italiani di Berlino se la fanno e se la godono.
Non critico gli incontri in sé, credo anzi che sia una bellissima idea scambiare le proprie esperienze con chi sta facendo qualcosa di simile o sta per imbarcarsi in una nuova -e pericolosa- avventura.
Io critico questo atteggiamento: se la fanno e se la godono.
Lo dico e lo ripeto.
Durante questi incontri, gli startupper hanno a disposizione tre minuti per raccontare la loro idea. Molto carino no?
..
..
NO.
Primo perché non sono MAI tre minuti, secondo perché le presentazioni sono spesso molto piatte e ricalcano quei noiosi lavori di gruppo dell’università, terzo perché io di idee innovative o rivoluzionare finora non ne ho mai viste.
Ho assistito a presentazioni incentrate su queste frasi:
-la mia idea è una via di mezzo tra ebay e…
-in cosa siamo diversi da last.fm?
-noi ci poniamo su una nicchia già coperta da Foursquare…
Ora.
Dove sono le novità?
Non ci sono.
Niente di rivoluzionario, niente di nuovo, niente di davvero utile.
E sto criticando anche me stessa perché anch’io ho presentato la mia società (anche se non è stata fondata da me), ho cercato di intrattenere il pubblico e probabilmente non ci sono riuscita. Ma io non mi ritengo un’italiana digitale innovativa (io sono analogica).
Siamo sicuri che non abbiate deciso di fondare la vostra startup SOLO perché a Berlino è più facile e si può fare?
Tanto per riempirvi la bocca di un “io sono un cervello in fuga, ho fondato una startup. I dati? Il successo? I soldi? MA IO HO FONDATO UNA STARTUP! MI HAI SENTITO??
A questo punto, prevengo un’obiezione facile. In molti vi starete chiedendo: “E tu? Qual è la tua idea? Chi sei per definire banali le idee degli altri?”
Nessuna. Per ora non ho idee innovative. INFATTI non fondo startup a caso.
Ma andiamo avanti.
Ho assistito a queste presentazioni seduta tra il pubblico e ho ascoltato e raccolto le opinioni delle persone attorno a me.
CHE LA PENSAVANO NELLO STESSO IDENTICO MODO.
Che noia.
Che banale.
Questa cosa non serve a niente.
Falliranno nel giro di un mese.
Ah grazie, si stanno autofinanziando, sono capaci tutti.
Allora anch’io lancio una società inutile.
Ridicolo.
Non c’è niente di male ad esprimere la propria opinione…è quello che sto facendo anch’io.
Lo stesso malumore l’ho manifestato anche ad uno degli organizzatori di questi incontri (che, per inciso, mi dava ragione).
Ma allora: perché quelle stesse persone che si lamentavano, ora stanno pubblicando articoli entusiastici sulla scena italiana delle startup a Berlino? Perché gli stessi che sbuffavano e ridacchiavano, ora ospitano sul loro blog recensioni assurde e totalmente lontane dalla realtà?
Ma soprattutto: perché quelli che mi criticavano allora, in questo caso non si lamentano?!?!
Questo non significa illudere i giovani italiani?
Io ho detto la verità, ho dipinto uno scenario reale nel quale si sono collocate tutte le persone che conosco e che lavorano qui.
Mi hanno detto che era un atteggiamento criminale. (testuali parole)
Questo invece va bene?
Ora capite perché all’inizio dicevo che se la fanno e se la godono?
Non vedono la realtà, sono felici del loro stesso autocompiacimento all’interno della loro cerchia chiusa, non guardano al futuro e si accontentano di suscitare attenzione -e forse un po’ di invidia- tra i connazionali. E, per inciso, in Italia questo -le startup- è il tema del momento. Come sempre a tempistiche non ci siamo.
Ecco qui. Questa è la verità.
A Berlino c’è lavoro (c’è anche disoccupazione, è vero, ma c’è anche lavoro), si sta bene, il costo della vita è ancora basso e chi viene qui ha DAVVERO una possibilità concreta di farcela.
Ma non è il paradiso delle startup. Più che altro un purgatorio: un luogo di transizione in attesa di vedere se il proprio progetto fallirà oppure no.
Le porte del paradiso si aprono solo per quelli che hanno un’idea geniale. Oppure se l’idea non è geniale, è condotta con successo e lungimiranza.
E voi, italiani digitali startuppari, lo sapete che ho ragione.
PS: la prossima volta che vi viene in mente di fondare una startup, leggete questo articolo di Paul Graham. Illuminante.
UPDATE: i miei suggerimenti molto banali per migliorare gli incontri